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Fupete. Le Vagabondage m’è dolce in questa vita
and so Joe Strummer is dead / uccidete cavallo giallo / non common comments / again stoned face / zabriskie zuppa etrusco / desenterrar cadáveres es arte.
Il nostro Wild Flowers tour continua da NOPX per conoscere Fupete. Ma cosa c’entra Joe Strummer? Beh, c’entra se parliamo di Punkie Totalista, una personale del 2008 al Rojo Space di Barcellona disegnata e scritta in automatico, scegliendo visioni laterali e affidandosi a gruppi di cose e frammenti di memoria, uniti per comporre magie visive. È proprio Punkie Totalista ad aprire la mostra di Fupete negli spazi di NOPX, una retrospettiva in senso orario che porta a casa delle opere-seme a loro volta portate in giro per il mondo. “È quasi una collettiva di noi stessi”, ci spiega Daniele Tabellini, in arte Fupete. “Ed è la prima volta che facciamo una mostra con cose portate da casa”, aggiunge Erika Gabbani, compagna d’arte e di vita di Daniele. Sì, perché Fupete agisce come uno, ma dietro sono marito e moglie che condividono vita, lavoro e scoperte da dieci anni. Sono due vagabondi di natura, viaggiano tanto e contano i giorni quando non lo fanno ma, al tempo stesso, amano vivere e camminare nei boschi vicino Siena, liberi e lontani da gravosi impegni urbani. Forse il segreto della loro inesauribile energia creativa è proprio questo: trovare e cercare e ritrovare sempre nuove forme di equilibrio nella vita, come nell’arte. Senza sosta, tra cielo e terra, come nella mostra Tierra y Azul (Città del Messico, 2008): installazioni, disegni e acrilici su tela tra il magico e il profano:
¿Si la esperanza se apaga / y la Babel se comienza, / qué antorcha iluminará / los caminos en la Tierra? / ¿Si el azul es un ensueño, / qué será de la inocencia? Federico Garcia Lorca
“Ogni progetto è energia che cresce e si evolve in un fare arte che è un po’ come commentare il mondo”, osserva Daniele riguardando le opere sulle pareti graffiate di parole. Alcune di queste sono totalmente illeggibili, altre si perdono in un angolo. Dimenticare è il metodo di lavoro per questa retrospettiva allo stato puro, fatta di vuoti di memoria e ricordi disordinati. Di viaggi intrapresi per riconoscere i pirati. E chi sono i pirati? Persone che ti aspetti che lo siano, conosciute o intraviste in macchina o al semaforo. Basta uno sguardo per sorprendere il pirata, l’essere al di fuori di tutto, il musicista assurdo, un barbone. È da qui che nasce Jolly Roger (Parigi 2009): “hai presente la bandiera che identifica l’equipaggio di una nave di pirati?”
My treasure? If you want it, you can have it. Seek it out! I left everything in my life at that place! — Gol D. Roger
E poi, Brucia – Foco Theory (Milano 2012): dai pirati al fuoco. Di rivoluzione per mezzo della guerriglia. Di Dio. Di natura, esseri umani, missioni, viaggi:
Sol pur col foco il fabbro il ferro stende / al concetto suo caro e bel lavoro, né senza foco alcuno artista l’oro / al sommo grado suo raffina e rende — Michelangelo Buonarroti
Arriviamo al termine della mostra che non è una fine, ma solo una tappa nel Vagabondage di Fupete, che ha scelto di titolare così il suo progetto espositivo per Wild Flowers: da un lato, la retrospettiva in divenire che mostra una ricerca nata nel tratto grafico ed evolutasi sempre di più verso il disegno. Dall’altro, l’arte che nasce dall’improvvisazione, direttamente sul posto, a Spazio Bianco. Qui, durante i sei giorni di allestimento, Fupete ha dipinto sulle pareti immacolate e ha disegnato su carta vecchia.
Tyger! Tyger! Burning bright / in the forests of the night: / what immortal hand or eye / could frame thy fearful symmetry?
I versi di William Blake accompagnano una serie di undici disegni in rosso e nero, incantesimi visivi che dimenticano: “più dimentichi, più ti avvicini all’essenza delle cose. Disegnare ha a che fare con questo”. Daniele lo dice quasi sottovoce, distratto. Sembra avere lo stesso tono delle scritte sulle pareti che si addossano confondendosi, fino a risuonare come echi di ricordi lontani. Perché “se parli di disegni, sveli segreti. Il disegno è la cosa più vicina al pensiero, è una cosa completamente umana”. Quegli esseri stilizzati e ruvidi sperano. Vagano nello spazio alla ricerca dell’equilibrio. Per farlo, si allenano con la geometria, certa e perfetta, ma si legano col sangue. Nello Spazio Bianco sembra di assistere a una mostra che tra pieni e vuoti, crepe e interstizi, va scomparendo in silenzio. “Stiamo togliendo cose per arrivare all’essenziale”, sostiene Erika. Il rombo, però, resta sempre. “È vero, siamo noi”, risponde sorridendo Daniele. “Io sono un triangolo e lei l’altro, due visioni del tutto”. “Forse, – aggiunge ancora Erika – questa mostra segna un po’ la fine di qualcosa e l’inizio di altro. Ancora non sappiamo bene cosa, ma c’è e si sente”. Ora, se volete guardare dal vivo le tracce dell’incredibile viaggio di un artista vagabondo che si professa invenzione e che fa dell’indipendenza della visione la sua scelta di campo, guardate questo video: [vedi sopra, ndr].
Se poi volete anche conoscere nel dettaglio la sua arte multiforme e multi-ispirata, visitate il suo sito e perdetevi. E se siete attratti dalle psichedeliche performance di disegno digitale dal vivo, date un’occhiata a Drawing(a)live, è un festival sul tema ideato dai due Fupete, che un giorno si son chiesti: “non saremo mica solo noi a voler fare questa cosa del live painting? Diamoci da fare e cerchiamo qualcuno con cui realizzare questa idea”.
ContemporaryArt Torino interview, video, Italy 2013 — source: http://blog.contemporarytorinopiemonte.it/?p=14223