← / Intervistato da Arianna Pasquale
Dalla campagna toscana l’artista visivo che è stato selezionato da Ralph Lauren tra i migliori 40 giovani artisti europei. Da Milano a città del Messico, da Sao Paulo a Matera e in molte altre città le opere di Fupete girano il mondo. Pittore, grafico e illustratore ma non solo, è un artista visivo poliedrico conosciuto anche per le sue installazioni e la sua attività di networking. La sue radici toscane e l’eredità artistica del nonno attore e pittore sono stati il terreno fertile dal quale ha preso vita la sua attività. Oggi dietro al suo nome operano in due, lui e la moglie, con la quale condivide dal 2004 vita, lavoro e scoperte. [...] Appena rientrati da un sopralluogo a Matera ci racconta di lui.
Quando hai scoperto la tua vocazione?
Mai scoperta.
C’è un episodio particolare della tua vita legato agli inizi della tua carriera?
Ho disegnato una madonna ricalcandola al vetro della finestra. L’ho spacciato per un disegno a mano libera. Credo fosse in seconda media.
A quale artista ti sei ispirato quando hai iniziato e perché?
A mio nonno. Perché rideva e puzzava di colori ad olio.
Ed ora, invece, ci sono uno o più artisti?
Non c’è uno in particolare, invece c’è sempre mio nonno. Solo che è in buona compagnia.
Dalla pittura all’installazione, dall’illustrazione alla grafica. Cosa racchiudono tutte queste tecniche nella tua espressione artistica?
Non racchiudono niente, sono strumenti di apertura. Strade per l’infinito e la verità. Strumenti di ricerca. Non ce ne è nessuna che prediligo. La libertà, le responsabilità e il percorso sono il discrimine tra fare un progetto o un altro, non la tecnica.
Come scegli i tuoi modelli?
Non ho modelli. Anche se ci fossero non li sceglierei in alcun modo, lascerei che fossero loro a trovare me. E saprei che quasi tutti sarebbero solo pura fantasia.
C’è un collegamento tra i soggetti che ritrai e i tuoi vari progetti?
Non ritraggo soggetti. A dire il vero l’ho fatto per un unico progetto “Networking” l’anno passato. 199 ritratti e un autoritratto, ritratti delle facce digitali che le persone mostrano su Internet, le home page dei loro siti web. Li ho scelti perché erano parte del mio network artistico negli ultimi dieci anni quindi in questo caso, solo per questo progetto, si può dire che i soggetti che ho ritratto erano il progetto stesso.
C’è un messaggio che vuoi comunicare?
Tutto quello che faccio parte dalla necessità di comunicare e veicolare messaggi sociali. Dal mio punto di vista lo stesso fare arte è un messaggio sociale. È scegliere di compiere un’azione sociale. Fare arte agisce sulla società. E l’esempio è sempre il messaggio migliore. Con tutte le implicazioni e responsabilità che ne conseguono.
C’è un mondo che vuoi costruire attraverso le tue opere?
Non voglio costruire nessun mondo altro. Il mio lavoro è cercare in questo mondo, quello in cui viviamo tutti noi, quello che ci circonda, coi suoi difetti e le sue potenzialità. Non disegno un mondo di fantasia, uso la fantasia in questo mondo che è una cosa ben diversa.
Ti senti un’artista, perché?
Non credo abbia a che fare col sentirsi, piuttosto col fare. Sono un artista perché faccio arte. Forse la domanda era – perché lo fai? Per me è una delle condizioni necessarie (ma non sufficienti) per vivere e salvare me stesso in primis. Ma è soltanto una minima parte, il poco visibile, di un’enorme e complesso iceberg di perché. È nelle cose che creo e nel come, ecco forse è soltanto lì che davvero si può cercare tutto il perché e le sue implicazioni. E chi guarda ci proietta anche i suoi di perché e accresce l’iceberg in profondità. E io non posso fare a meno che continuare no? Uno scalino dopo l’altro. Una scatola dopo l’altra.
Madrid, Lussemburgo, Città del Messico, Parigi, Barcellona, Milano, Roma, New York, Sao Paulo e Berlino. Qual è stato il progetto o la mostra che ti ha appassionato di più?
Difficile rispondere, mi appassiono facilmente a quello che faccio. I progetti e le mostre di cui vado più fiero di solito sono quelli più lontani geograficamente, quando il viaggio diventa inevitabilmente parte stessa del lavoro. Ad oggi direi Città del Messico nel 2008 con la personale intitolata “Tierra y Azul” e Sao Paulo questo passato Aprile con il progetto “Infinito Teso” al MIS Museo dell’Immagine e del Suono invitati dal NOVA Contemporary Culture Festival sono i due esempi più incredibili da questo punto di vista: mesi di viaggio che sono stati parte integrante dei progetti.
La tua ultima mostra a Milano “Brucia”: la consideri un punto di arrivo del tuo percorso?
Una mostra personale è una finestra che apro sul mio percorso vita. Non esiste un arrivo, esiste il percorso e la sua necessità. “Brucia” a Milano al ROJO Artspace lo scorso Maggio era una finestra sulla ricerca “Foco Theory” che da qualche anno sto conducendo. Ed era una crepa. Le forme del fuoco, la rivoluzione, il bianco e il nero, il rosso, il caos e l’ipocrisia che ci circondano. È da un paio d’anni che sento la violenza crescere ovunque. Tutti noi la sentiamo se ci fermiamo un attimo. Ci circonda in ogni dove. È più normale ormai chiedersi quanto influisca nell’ordine delle cose una molotov in Grecia che il battito delle ali di una farfalla. E non può che peggiorare. E allora io ricorro alla fantasia, cerco la farfalla. Dipingendo anche molotov. La teoria del focolaio applicata all’arte, aprire piccole battaglie intellettuali e visive e ritirarsi nella boscaglia. Colpire altrove, tra un po’. Una guerra di guerriglia con le armi della fantasia. Alla ricerca di un futuro migliore, di sbrogliare la matassa. Di ridere. Molti anni fa un famoso scultore di terracotta scriveva che la poesia oggi non possiamo che cercarla negli interstizi, negli spazi vuoti, nelle crepe. È li, nelle crepe del nostro tempo, che abbiamo il dovere di cercare e fare. Praticare poesia. Quindi “Brucia” no, non è un punto di arrivo, è soltanto una crepa.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Futuro prossimo: Sud Italia e Messico. Una settimana di impegni a Matera e Montescaglioso questo Agosto, in Basilicata, bellissimo e profondo Sud. (…) Poi “Oscure luci colorate”, il 14 Agosto all’Abbazzia di San Michele Arcangelo: è una performance audiovisiva che coinvolgerà maschere delle tradizioni montesi e percussionisti locali. Il 29 Agosto apre “Matad Caballo Amarillo” la mia seconda personale a Città del Messico alla galleria Vertigo e il Drawing(a)live Festival di cui sono uno dei direttori artistici, sempre a Città del Messico. Nell’ambito del festival si inserirà una nuova performance audiovisiva “Strati Graphie” a Settembre all’interno del MAM Museo di Arte Moderna di Città del Messico in cui interverrò sopra un opera dei uno dei muralisti (sul quadro “Abstraction” di David Alfaro Siqueiros, 1934).
Next Exit, Italy 2012 — copertina e poster centrale