Un testo di Robert JackLaMotta Rebotti per le mie Unshaped Form, circa 2004.
An italian essay by Robert JackLaMotta Rebotti for my Unshaped Form, circa 2004.
i-Robot
È la teoria del riflesso. È che una frase non dovrebbe iniziare mai con un predicato verbale. Eppure. Atto per dire. Fare. Ma sul serio. È l’impertinenza. Di un bambino che spinge e ci spinge e spingiamo. Siamo semplicemente costruttori. Non i protagonisti. Nella teoria del riflesso succede. A volte. O spesso. O sempre. Di vedere il vestito nuovo dell’imperatore. Vestito. Nuovo. Imperatore. AH! Parole. Santa semantica. Segno che ripete la sua continuazione. E allora cambiamo il piano. Lo arrediamo. Lo portiamo in piazza. E la piazza la riempiamo di robò. Pandemonio! Mani che prendono altre mani e altre mani ancora che coprono occhi per non vedere. E piedi che si allungano per tappare orecchie e non sentire. Contorsionisti dell’assenso. In silenzio. Importa? Questa è la volta. Risate. Questa volta attacchiamo. Sai. Voce del verbo invadere. Voce del verbo essere. Voce del verbo fantasia. Che non è un verbo ma un verso. Di traverso. Un bambino capovolto. Rivolta con altri bambini una piazza. Larga. Pazzi! Chiasso. Passi. Passi per questa volta. No. No. No. Avete capito bene. Passa punto e basta. Giù dal fondo le sentite le parole? Avanti. Avanti. C’è posto. C’è un posto a Piazza de’ Ricci. Lì. Noi. I costruttori. Mettiamo mano ai castelli in aria dei bambini capovolti. Se partiamo dalle fondamenta le pareti le mettiamo dove servono. Se servono. E aria. Per fare posto ai robò e alle costruzioni. Lunga vita! Lunga vita sì. Lunga vita ai bambini che costruiscono castelli in aria partendo dai soffitti. Perchè puntano in alto. Giocando. Sfidando il boia di sua Maestà. Perchè ogni realtà ha la sua Maestà. Nuda. Lunga vita ai bambini perchè dicono la verità.
Source: http://cargocollective.com/rr-folio/WORDS — Research: Unshaped Form